Ormai alla TV non danno film interessati , ho Sky m anche li alla fine film che lasciano un mese e alla fine li hai visti tutti.
Visti con Mattia
n un antico borgo spagnolo, Gatto e Humpty Dumpty sono cresciuti come fratelli in un orfanotrofio, col sogno di trovare un giorno i fagioli magici e arrivare all'oca dalle uova d'oro. Nel frattempo, geloso del suo compare più atletico ed amato, Humpty non ha però disdegnato la strada del crimine ed è proprio in occasione di una rapina che qualcosa è andato storto e la loro amicizia si è frantumata. Gatto si aggira da allora come un fuorilegge, in cerca di un modo per ripulire il suo nome, mentre Humpty fa squadra con Kitty Zampe di Velluto, una gattina bella e scaltra. Il destino li rimette un giorno insieme, finalmente sulle tracce dei fagioli magici.
Anche chi non è mai stato fan delle avventure animate dell'orco
Shrek, non ha potuto resistere al fascino sornione e birichino del personaggio del gatto, apparso nel secondo capitolo e divenuto in fretta la sola oasi anti-noia all'interno di un franchise in rapido inaridimento. Il film che lo vede protagonista sceglie di non sfiorare nemmeno marginalmente il suo cammino al fianco degli orchi e di ciuchino ma di andare direttamente ad esplorare la sua infanzia e la genesi del personaggio, un po' come hanno fatto recentemente altre saghe cinematografiche, da
Star Trek a
X-Men.
Mutare terreno, data l'arsura della palude precedente, non sembrava affatto una cattiva idea, quella che non si spiega è la mutazione totale, diremmo genetica, del personaggio. Cosa ne sia stato della pallina di pelo capace di confondere gli avversari sgranando gli occhioni e facendo le fusa per poi tirare fuori gli artigli al momento opportuno, è un mistero senza soluzione. Ritroviamo il gatto trasformato in parte in Zorro, con tanto di cavallo e spada graffitara (e va bene che dietro c'è Banderas ma sembra una presa in giro), e in parte in D'Artagnan, con Milady al seguito. Ciò che non cambia, rispetto alla tradizione di famiglia, è il paesaggio narrativo, ispirato ancora una volta alla fiaba - qui è "Jack e il fagiolo magico" - ma, se possibile, più pretestuoso che altrove.
Per una curiosa legge del contrappasso, così come il gatto con gli stivali aveva a suo tempo rubato la scena ai protagonisti del film che l'ospitava, qui non c'è dubbio che i numeri del gatto siano di gran lunga meno interessanti di qualsiasi cosa faccia il personaggio di Humpty, l'uovo antropomorfo. Handicappato drammaticamente dalla sua forma fisica che lo rende totalmente dipendente dall'aiuto altrui, Humpty è invidioso, morbosamente legato al proprio compagno di giochi d'infanzia, incline a commettere atti fraudolenti e pronto a tradire, ma anche ingegnoso, spassoso e autoironico (la tutina dorata è un colpo di genio): l'unico personaggio che buchi lo schermo e per il quale valga la pena vedere il film. ( MYMovies)
Al cinema da non perdere
La celebre fiaba La Bella e la Bestia torna sul grande schermo in una nuova rivisitazione live-action dell'indimenticabile classico d'animazione Disney del 1991. Villeneuve è un paesino immerso nella provincia francese, dove la vita scorre lenta e monotona. Belle, figlia di Maurice, un eccentrico artista locale, sogna per sé una vita diversa e conta i giorni che la separano da una fantomatica avventura. Un giorno, dopo essere stato attaccato da un branco di lupi sulla strada del mercato, Maurice trova rifugio in un castello in rovina, non sapendo che quel luogo oscuro e misterioso è in realtà la dimora di una temibile Bestia. Il padrone del castello, su tutte le furie per l'intrusione, rinchiude il malcapitato in una torre gelida e Belle, preoccupata, si mette alla sua ricerca. L'unico modo per liberare il padre è prendere il suo posto: la ragazza finisce ospite forzato di quel luogo maledetto, dove gli abitanti hanno le sembianze di oggetti d'arredo parlanti e il loro padrone è un mostro sgarbato e senza cuore. Ma lei, che è di temperamento forte e coraggioso, non si piega agli ordini che le vengono impartiti e non perde occasione per farsi valere. Solo dopo una disavventura nei boschi e un salvataggio tempestivo, la diffidenza iniziale si dissolve e Belle scorge, sotto la spessa pelliccia e l'aspetto animale, il lato più gentile e generoso della Bestia, scopre di condividere con lui la passione per i libri e fra i due nasce una tenera amicizia. Il candelabro Lumière, l'orologio Tockins, la teiera mrs Brick e tutti gli altri, cominciano a sperare che Belle sia davvero quella giusta, la ragazza che con la forza del suo amore potrà spezzare l'incantesimo.
Passiamo a un Horror, che nonostante le critiche negative a me è piaciuto molto
Greta Evans, una giovane americana, accetta un impiego da bambinaia presso gli Heelshire, una altolocata famiglia britannica che vive in una grande villa nella campagna inglese. Quando arriva, Greta fa la conoscenza del simpatico Malcolm, che fa le consegne di alimentari nella villa e poi conosce anche gli Heelshire, una coppia piuttosto avanti negli anni, molto british e sussiegosa. Niente però che possa prepararla a quanto scopre: Brahms, il loro figlioletto cui deve fare da bambinaia, è in realtà un bambolotto a grandezza naturale. La prima reazione di Greta è una risata nervosa. L'intervento di Malcolm, che fa come se tutto fosse normale, le fa capire che forse l'atteggiamento giusto è quello di accettare la situazione come, appunto, se fosse normale. Greta comincia così ad accudire il pupazzo come un vero bambino e a prendere conoscenza delle abitudini della casa, trappole contro i parassiti comprese. Gli Heelshire si allontanano per una lunga vacanza lasciando a Greta un preciso programma da seguire riguardo a Brahms. Naturalmente, rimasta sola con Brahms, la tentazione di Greta è di trattarlo come una semplice bambola, disattendendo le regole degli Heelshire. Ma le cose non sono come sembrano.
Il tema della bambola o del pupazzo - rappresentazioni inanimate e potenzialmente sinistre degli esseri viventi - è stato spesso alla base di film horror, proprio per l'inquietudine che una bambola è in grado di suscitare con la sola fissità del suo sguardo raggelato. In questo caso l'utilizzo del bambolotto è piuttosto ingegnoso e la situazione di partenza intrigante. Il film inizia infatti mostrando lo spiazzamento di una persona normale - colta comunque in un periodo psicologicamente delicato (fugge da un partner violento) e fuori dal contesto protettivo della società in cui è vissuta - di fronte a una situazione bizzarra e anomala.
Stabilite le premesse, il racconto gioca sulla classica incertezza della situazione, sull'incertezza cioè della vera natura del pupazzo e dell'influsso che esso ha su Greta. Niente di nuovo, sotto questo profilo: è il percorso più battuto in materia di bambole e pupazzi, nel recinto dell'horror. Il film gioca quindi sulle atmosfere, create con buona efficacia all'interno di un'austera e macabra magione inglese, indugiando su una situazione che si rivelerà però fuorviante nella parte conclusiva, dove il film cambia completamente registro: la soluzione non è a prova di bomba sotto il profilo della credibilità, ma testimonia la ricerca di un percorso narrativo un po' diverso e non dovrebbe deludere gli appassionati. La tensione è abbastanza sostenuta e il dosaggio della suspense lascia pochi momenti morti, anche se il film adotta nei primi due terzi un passo riflessivo adeguato all'intenzione di creare soprattutto un'inquietudine generata dall'ambiente e dai risvolti psicologici.
Buona la prova del cast, nel quale spiccano Lauren Cohan (nota in campo horror in particolare per la serie televisiva
The Walking Dead) e Rupert Evans, che danno buona credibilità ai loro personaggi.
William Brent Bell vanta un pregresso ormai consistente in campo horror - si possono ricordare almeno
L'altra faccia del diavolo, un demoniaco found footage non del tutto convincente, e il licantropesco moderno
La metamorfosi del male, di miglior esito artistico - e qui si mostra capace di dare adeguata forma a una storia claustrofobica e ossessiva: l'eleganza dello stile viene abbandonata all'improvviso in ossequio alla svolta nella vicenda, ma il regista è abile anche nelle fasi più concitate. Resta da chiedersi cosa avrebbe potuto essere il film se avesse mantenuto fede alla sua natura iniziale, ma la ricerca dell'effetto spiazzante non è mai disprezzabile perché è in fondo la ricerca dell'originalità.